Sereno (un giro immortale)
Siamo giunti all’ultimo gradino del nostro itinerario, del nostro viaggio tra fisica e filosofia (iniziato dagli antichi greci e approdato infine a Heidegger). Attraverso le intuizioni di alcuni grandi filosofi abbiamo visto come cambia la visione dell’universo e della realtà in cui viviamo. La fisica contemporanea ci conferma di abitare un mistero del quale non siamo soltanto spettatori, ma co-creatori, attori incarnati, centri focali energetici e vibranti. Siamo universi noi stessi, infinitamente misteriosi. Conclusioni Che cosa possiamo dire al termine di questo excursus? Quale visione dell’universo e della realtà emergono dalle parole di questi filosofi? quale connessione essenziale con le scoperte della fisica contemporanea richiede di essere pensata ed elaborata assieme per preparare i presupposti di una nuova cultura? Ebbene credo che l’immagine dell’universo che fuoriesce da queste visioni sia essenzialmente quella di un mistero abissale, nel quale siamo immersi, che non può essere semplicemente catturato da alcuna lente concettuale o razionale, che pretenda di renderne conto una volta per tutte attraverso le proprie leggi scientifiche. Questo mistero ci coinvolge strutturalmente, anche ora, poiché non si dà realtà alcuna che non sia in relazione con il soggetto che la esperisce e che la pensa. La realtà della realtà è dunque essenzialmente relazionale e co-creativa, poetica nel senso di una creazione continua che scavalca la pretesa rigida di fissare la struttura dell’esperienza in descrizioni che la limitano, bloccandone il flusso sempre presente e sempre nuovo. Questo essere delle cose è infinito, e in quanto tale è infinitamente infinito, come ci insegnano le rivoluzioni dell’astronomia da Copernico in poi e della fisica contemporanea, di cui lo stesso Giordano Bruno intuì aspetti importanti. Se l’universo è infinitamente infinito, ogni porzione di esso è infinitamente infinita, non de-limitabile, e non imitabile attraverso rappresentazioni scientifico-matematiche: nessun modello può sufficientemente spiegare l’infinita complessità dell’Evento nel quale siamo immersi. E proprio come un Evento ci suggerisce di pensarlo Heidegger, cioè come un avvento sempre presente, un pò come un’opera d’arte che viene trasmessa continuamente, e della quale non siamo solamente spettatori, ma in un certo senso co-protagonisti e magari, forse, chissà, addirittura registi.

Questo universo perciò, essendo un infinito Evento, non va pensato come distante da noi, ma avviene appunto anche qui, in questa mia stessa trasmissione ricettiva del senso di queste parole. L’infinito è qui, e ora, presente, come un Evento linguistico che ci attira, reclamandoci alla domanda sul senso della vita, dell’essenza delle cose, e quindi dell’essere umano. La parola che ci dona riflette l’espansione alla quale siamo chiamati. Da qui, forse, possiamo tornare ad immaginare una nuova umanità. Chiudiamo con questo testo poetico di Ungaretti, che sintetizza tutto questo percorso:
Sereno
Dopo tanta
nebbia
a una
a una
si svelano
le stelle
Respiro
il fresco
che mi lascia
il colore del cielo
Mi riconosco
immagine
passeggera
Presa in un giro
immortale